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Settembre confine blu di Prussia
lì è chiaro e arancio quasi sera
caldo di corpi ancora d’oro
qui un k-way è spinto nel buio.
Ancora ieri gloria d’estate
cucina di grande madre 
fonte battesimale e soglia
su cui cedono ombre
e si preparano notti con risa
fumi di olio lampante appena spento. 
Preghiere affidano al paradiso                fino al Mattutino e all’Ora Prima. 

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Dopo i fumi

La regione dell’inferno è solare

se vince l’orso o il fuoco dura

chi tra chi resta dice aria che non trova

non la stessa non torna.

La donna al semaforo non chiede soldi

offre basilico e rosmarino

sorride saluta sotto pioggia e afa

tutto fuorché i figli la loro carne i loro no

sarei morta al primo piatto di veleno.

I gatti nascosti allontanati spauriti

usciranno in un incerto autunno

all’alba forse o in un tramonto postumo.

Qualche lingua superstite non ricorda

la sua terra, parlerà con scarafaggi insetti

sulla strada della terra desolata

che arde e arde sfinita finita 

chi canterà chi tra notte e luce

cicale uccelli gufi.

Grano che grano non è, non più granaio

cosa, chi riconosciamo? Incendiamo?

Lui che per primo ha abdicato

da quale lontananza farà fiorire i fiori,

la rosa. Maratona dell’apocalisse,

brucia pure questa parola. I morti e i non nati

come carovane che deserti esplorano

dissetano con acque ora amare ora fresche

questo sogno di sbagli inedia difesa spreco.

Ma tu altissimo fiore d’ agave sicomoro puntale

tu, parola esatta, verde acqua grigio dell’est

Sacro Cuore salvia pervinca avio

sai, Occhi di Cervo Irlandese è partita ti raggiunge

te la farai una ragione o ce l’avevi già:

escluso il cane escluso il cane

tutti gli altri son cattivi

pressoché indifferenti, ripeti a dire

mandi ancora a dire. Perdono.

Mandi mandi, mondo!

Ma come una scintilla di fluorite

lo immagini un big bang un bianco

una primavera nuova, antichi selciati

di pietre vive, un ritorno?

 

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L’oro degli sfondi slarga il presente

fazzoletti sul capo chiudono il mondo

raccolto in fumi d’incenso e cori.

Qui nella mitezza dei soli

si sfrangia la bruma della steppa

l’icona che non cede.

La donnina col grembiule sorride

lenta pulisce gli altari e canta.

È già sostanza la sua forma e non muta

come renne esposte alla tempesta

immobili a muso duro

la lasciano passare.

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Ritornano, come vecchi compagni

nei corridoi di oggi, versi di rondine

odore di camini, canti di tabacchine

mosto e sansa di eterni autunni, 

sciabordio d’acqua su alzaie di navigli. 

Tornano, per la ciclica dolcezza

dell’aver avuto e dell’aver perso,

per il catino mai abbandonato.

Ciò che avvenne fu per sempre

andare incosciente verso il ritorno.

C’è confusione tra i registri

che contengono il tuo nome

uno dice è vivo l’altro no.

Ecco, un roseto li unisce. 

Dal tronco si divide l’uno e si fa figlio.

Così i gatti ravvivano il mondo

giocando sui muri con le ombre

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Tentativi di esaurimento di una stanza chiara

                                                     

                                                a Michele Truglia

Foto del davanzale |

Foto di piatti di pasta |

Foto dell’albero del viale |

Foto di foto di noi |

Audio poesia |

Cuori cani pesci (essere_) |

Gerani rose Dylan i Doors |

Il disegno di Zeno |

La doccia nuova |

Noi decenni fa |

I tuoi versi russi |

I gatti di Biancaneve| Il mio |

Le mie piante| le tue |

Sara la bambina più bella|

Tu in completo chiaro e pistola|

Tu con chitarra elettrica |

                                Viale Montenero |

Viale Montenero in inverno|

Viale Montenero in primavera|

                                 Il mondo è tutto ciò che accade, ripeti|

Lo guardiamo da una stanza chiara |

                                 Che il mondo non frequenta |

Lo guardiamo da vetri opachi |

Guardiamo tutto ciò che accade da vetri opachi |

Senza scuse| senza compagnia| senza consolazione |

Guardiamo tutto ciò che accade da vetri opachi |

Di una stanza chiara |

(13 maggio 2021)

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Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere

me lo hai insegnato tu.

 

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La sensibilità ha un corpo

si vede che gli altri la vedono

attratti poi imbarazzati

si allontanano.

La profondità ha un corpo

si vede che la vedono

poi abbassano lo sguardo.

Il fastidio per qualcosa di indecifrabile

che li porta dove non vogliono

qualcosa che fa barcollare

come un terremoto.

Una donna disse: amo le nuvole,

fu cacciata dal banchetto.

Amara sorte amaro tempo:

dare un cattivo giudizio

sull’ombra delle nuvole.

Questo è e questo vediamo.

La loro convinzione

convince il mondo del loro nulla.

Facci scudo, nuvola, che sono in tanti

e sempre meno sono gli alberi

 

 

 

 

 

 

 

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