Saluti e baci

Manda fiori pietanze poesie il Monaco, in un silenzio di pagine nicotina e alcol, mondo buono che tiene in vita. Si sbracciano i morti uccisi dai volantini, dalla paga, da raggi non in saldo.

Uomini che abitavate locande in spazi di scrittoio e una finestra appena, prestati a donne silenziose devote o invadenti. Locande di confino, eterne, l’azzurro non vi lascia.

Bambine allegre perse nell’acqua cercando montagne oltre il mare, lo camminate nell’aria a molte miglia dal presente, ben salde in ciò che fu vero, vere.

Le molte cartoline lontane da qui, lettere francobolli prove di esistenza, atti di nascita di non più vive vite, violate sepolte da frane naturali, mutazione di connotati.           
Chi ha abitato l’aria da queste firme in qua?      
Calce bianca nell’ariosa urna postale incassata al muro fresca anche nella controra, cuore palpitante al rombo del postino, scale a perdifiato, via vai di vite racconti storie luoghi, nomi.

1. “Tanti saluti dalla nostra montagna”, Lina e Donato. Monte Coglians, Val di Suola, Dolomiti Pesarine.

2. “Pensandovi vi mandiamo saluti”, Monti di Carnia, Arta Terme. Atti di felicità, sagome di eterno, l’inchiostro sigilla. Tu ancora non c’eri ma restituisci, un’altra volta, le immagini attuali. Pieve di San Pietro, la più antica delle Pievi carniche, da lì passarono gli Avari.

Vivissimi per sempre, alcuni morti al mondo.            
Innamoratissimi qui, “Non vogliamo più tornare”, “è tutto stupendo”. Ora avvocati, alimenti viveri veleno.               
               
Vite prioritarie come francobolli, da questa piena di incendi, carenza d’acqua, più vispi gli occhi di chi scriveva.
Una visione, un dolore felice, un’allegria appannata ti guarda in faccia e non sai chi vede.
Intuìto Trono di Gloria, carro di Cherubini, accampamento di Serafini, barlume di stagioni primarie, eccellenti, poi normali.              
Rivedo anche un ragazzo di vent’anni sui cantieri di Ginevra, il James Dean degli emigranti, poi mio padre.

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