Il ciliegio ha duemila anni
di più il mare e non ne conta
non muore l’onda che viene a riva
intatto il silenzio dell’inizio
salsedine ruggine
il gabbiano in cima al muro diroccato
è un re il sole lo incorona
dice solo sì il cielo
nuvole che non vi specchiate.
Passerotto su ringhiere di legno
mangiate dal vento dal mare
guardare a sinistra a destra
acqua e verde acqua e verde
voce nel volo soltanto, nel verso.
Si sciolgono i visi di fronte al mare
cadono i contorni
divinità che vieni. Eccoti.
I tuoi palmi salvano l’ infanzia
mare, poi dormiamo.
Si saluta come nei sentieri del nord
si affonda nel non asfalto
sabbia o neve non importa.
Silenzio prima delle cacciate
amnio tepore delle cose senza tempo
senza svolgimento, eppure mutano
eterna grazia incorrotta.
Nessuna gravità: ali di libellula
sostengono cielo aria terra