Quando il braccio si allunga al cielo
un ragno scivola dal soffitto alla mano
lucerne agli angoli dei muri muschiati
fiscoli e macine di pietra 3 volte cinti
negli ipogei senza più uomini e animali
salnitri e didascalie di azzardati ospiti
altre vesti per i sussurri dei monaci
le loro celle inamidate a vuoto
fresche pagine che la calce salda
e l’amen vorrebbe liberate
tu sei altrove uomo del sicomoro
allunghi le braccia al solito muro
cibo per tutti mentre tutti avanzano
re che ordina: sedete qui e obbedite
più su la luna ti sfiora la gobba
gli occhiali neri non toccano altro
il tuo giorno in questi pochi passi
lanterna che sei per 4 gatti e un muro
non sai la luce che dai ai miei occhi
il richiamo della tua andatura
fuscello altissimo e leggero
che seguirei fino all’uscio scuro
avresti parole di piombo perfette
non di vento, profumate appena